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July 21, 2011

LA REPUBBLICA: Cavaradossi viene dal Brasile ma ha l'Italia nel cuore

Thiago Arancam, 29 anni, è il protagonista dell'opera di Puccini che debutta il 21 a Caracalla, per la stagione estiva del Teatro Costanzi. Sul podio Asher Fisch; Csilla Boros e Nadia Vezzù nel ruolo di Tosca, Carlo Guelfi e Claudio Otelli in quello del barone Scarpia. Nuovo allestimento firmato da Arnaud Bernard.
di ROSARIA AMATO
ROMA - Quando a Milano si è presentato alla Scala per frequentare l' Accademia di perfezionamento per cantanti lirici la direttrice, la grande cantante Leyla Gencer, gli disse: "Se canti come sei bello...". Però Thiago Arancam non si è montato la testa, neanche quando il successo è arrivato, ora che gira applaudito i teatri di mezzo mondo. Forse è anche più bello di prima, ma nel frattempo si è sposato, due anni e mezzo fa, con Michela Rovegno, genovese, conosciuta in Brasile. Certo è che a Caracalla (e non solo) di Cavaradossi così affascinanti non se ne sono visti molti nonostante i tanti allestimenti di Tosca: il tenore brasiliano ventinovenne debutta nell'opera di Puccini giovedì 21. Sul podio ci sarà Asher Fisch, in scena si alterneranno, nel ruolo di Floria Tosca, Csilla Boross e Nadia Vezzù, nel ruolo di Mario Cavaradossi, Arancam e Kamen Chanev (3, 5 e 10 agosto), nel ruolo del barone Scarpia, Carlo Guelfi e Claudio Otelli (24 luglio, 3 e 10 agosto). Nuovo allestimento, firmato dal francese Arnaud Bernard.

Per Arancam, che si è perfezionato a Milano, è nipote di immigrati abruzzesi e ha per maestro un italo-americano, il tenore Vincenzo Manno, è la prima volta a Roma (nella capitale ha tenuto solo un concerto, due anni fa, all'Ambasciata brasiliana), ma non certo la prima nell'opera di Puccini: "Sono stato Mario Cavaradossi in otto produzioni, è uno dei personaggi che amo di più. Mi piace il suo spirito di patriottismo, la sua voglia di combattere contro Scarpia senza mollare mai, fino alla fine. Fino all'ultimo cerca di consolare Tosca cercando di convincerla che non è tutta un'illusione, è molto toccante".

E qual è di queste otto la Tosca che ricorda con più piacere?
"Quella di Philadelphia. In America ogni prova generale è riservata ai bambini, e a Philadelphia ne sono venuti 3000. E' un'iniziativa eccellente, pensata per evitare che i teatri vadano a morire. Questi bambini hanno seguito con moltissimo interesse: ci sono stati moltissimi "buuh" per il povero Scarpia, quando mi hanno fucilato piangevano, e nei giorni seguenti ho ricevuto tante lettere con i disegnini: è un pubblico che non becchi mai da nessuna parte. E' grazie a iniziative di questo tipo che in America in teatro si vede mediamente gente più giovane che in Europa. Le produzioni sono più interessanti".

E' così anche in Brasile? 
"In Brasile ci sono molti immigrati italiani, e la lirica è molto conosciuta e amata, però i teatri d'opera hanno attraversato un momento difficile. Adesso spero finalmente di poter cantare a settembre a Rio de Janeiro: il Teatro Municipal è stato chiuso a lungo, ma adesso dovrebbe riprendere a funzionare regolarmente".

Anche a San Paolo, dove lei è nato, gli italiani hanno portato la passione per la lirica?
"A San Paolo c'è la più grande comunità italiana del mondo, tra immigrati e figli di immigrati gli italiani saranno 7-8 milioni. Ho scoperto il primo frammento operistico, "Va pensiero", ascoltando mio nonno che è abruzzese, veniva da San Sebastiano, una frazione dell'Aquila. Mi ricordo lui che fischiava, ero piccolino. Poi sono entrato nel coro dei bambini della scuola municipale di musica di San Paolo, e lì finalmente ho imparato il "Va pensiero". Pian piano ho cominciato a interessarmi alla lirica, ho cominciato a cercare per conto mio i cd di Caruso, quando ho ascoltato le arie d'opera mi sono detto: "Voglio fare questo"".

Ed è stato facile, in Brasile ci sono opportunità per i cantanti lirici?
"E' una voglia che sta rinascendo, tanti giovani s'interessano alla musica, nel Paese c'è una forte rinascita economica, e il Brasile ha bisogno di investire nella cultura. Veniamo da anni bui: anche se la dittatura risale ormai a circa 30 anni fa, ha creato un'interruzione nella cultura operistica in Brasile, che ancora oggi fatica a riprendere a pieni ritmi. D'altra parte, anche la lirica s'è inserita nella globalizzazione, e utilizza a pieno titolo i nuovi strumenti di comunicazione".

Ai quali lei dedica molta attenzione, ha un sito molto ben costruito, un blog molto frequentato, è molto presente su Youtube...
"Il sito è fondamentale oggi perché i giovani grazie a Internet sono perennemente in viaggio per il mondo, è come fare il turismo senza uscire di casa. E poi i giovani vogliono un contatto più diretto con gli artisti. Ieri qua in camerino, durante le prove, tra un atto e l'altro guardavo la partita, e commentavo i risultati con i miei amici. A un certo punto ho dovuto interrompere, ho detto: "Guardate che ho il terzo atto", e mi sono anche fatto fare una foto per dimostrare che non stavo mentendo... ".

In pochi anni lei ha già avuto molto successo, ha cantato nei principali teatri del mondo. Fino a non molto tempo fa c'era la caccia agli eredi di Pavarotti. Lei di chi vorrebbe essere l'erede?
"Sono venuto in Italia per fare le audizioni per l'Accademia alla Scala dopo aver vinto in Brasile il premio Bridu Sayao, l'unico concorso internazionale che dà un certo richiamo. A Milano ho anche incontrato il mio maestro che è stato la base fondamentale. Credo che arrivare non sia difficile, è difficile migliorare, andare avanti. Ho dovuto studiare tanto, mi piace. Ho poi avuto l'enorme opportunità di conoscere Placido Domingo nel corso di un'audizione, e subito dopo mi ha scritturato per fare Carmen a Washington nel 2008. Ho fatto anche il suo concorso Operalia, e lì ho avuto la fortuna di vincere tre premi. Con Placido è nato questo bel feeling, abbiamo molti progetti per il futuro. Non credo che si debba diventare uguale a qualcuno: ognuno ha la sua strada. Io cerco di costruire la mia strada nel mio piccolo mondo, cercando di arrivare pian pianino. Pavarotti è solo Pavarotti. E troppo spesso si parla frettolosamente di eredi indicando magari qualcuno che va in televisione e canta mezza romanza.
Se il pubblico ha voglia di ricevere quello che ho da dare io sono più che contento, se si arriva a essere l'erede di qualcuno tanto meglio".

Gli italiani amano molto la musica brasiliana. Le è capitato anche di cantare brani di musica leggera?

"C'è una parte della musica brasiliana molto ricca, però negli ultimi anni la musica commerciale ha preso una direzione molto pop. E forse all'estero si conosce ancora poco la musica classica brasiliana: Villa Lobos, Gomes. Soprattutto Gomes è poco eseguito, eppure le sue opere sono molto belle, lui ha studiato in Italia, le opere sono scritte in italiano. Recentemente mi hanno chiesto di cantare alcuni suoi brani a Londra: il pubblico era gasatissimo, ho cantato anche in portoghese".
(18 luglio 2011)

© Riproduzione riservata 

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